In
scena al Teatro Parioli Peppino De Filippo, dal 27 marzo al 13 aprile, Glauco
Mauri e Roberto Sturno in Una pura formalità, versione
teatrale e regia di Glauco Mauri dal film di Giuseppe Tornatore.
Da oltre trent'anni la Compagnia Mauri-Sturno
aggiunge nuovi capitoli alla sua storia di “ditta” all’antica italiana, che
felicemente coniuga impresario, attore, regista. Nei teatri di tutta Italia ha
portato i grandi classici: Sofocle, Shakespeare, Goethe, Molière, ma anche
Ionesco e Beckett, Pirandello e Goldoni, Dostoevskji e Brecht, Mamet e Schmitt,
Shaffer e Andreev, fino ad oggi con l'adattamento teatrale del film di Tornatore.
Uscito nelle sale nel 1994
(interpreti: Gérard Depardieu, Roman Polanski e Sergio Rubini) Una
pura formalità, considerato uno dei lavori più belli, un “piccolo
capolavoro”, del regista premio Oscar, è il racconto di una lunga,
misteriosa, notte dove un uomo aiuta un altro uomo a cercare di comprendere
"quel viaggio a volte stupendo e a volte terribile, ma sempre affascinante
che è la vita".
Nell'allestimento teatrale, Roberto Sturno
è lo scrittore Onoff e Glauco Mauri il Commissario, con loro in scena: Giuseppe
Nitti, Amedeo D'Amico, Paolo Benvenuto Vezzoso, Marco Fiore.
Le scene sono di
Giuliano Spinelli, i costumi di Irene Monti, le musiche di Germano
Mazzocchetti.
Tema centrale di Una pura formalità: la
ricerca della memoria. Gli squarci che si aprono nella mente del protagonista
durante il serrato interrogatorio in uno "strano" commissariato
ricostruiscono il suo passato, risalgono alle sue origini con continui colpi di
scena, e come in un thriller lo spettatore arriva alla verità con un inatteso
finale.
"L’intensità del racconto, il suo
ritmo, illuminato da emozionanti colpi di scena, una razionale e al tempo
stesso commossa visione della vita – dice Glauco Mauri – mi hanno spinto, in
pieno accordo con Tornatore, ad una libera versione teatrale.
Già il film ha una sua struttura sospesa
fra cinema e teatro e questo mi ha molto aiutato nel lavoro. E come negli
“incontri” fortunati, la storia così magnificamente raccontata nel film, ha
fatto germogliare in me emozioni inaspettate che diventavano sempre più mie.
Un’opera tanto più è valida quanto più dona
a un interprete la possibilità di scoprire sfumature umane e poetiche in essa
nascoste.
Ho cercato di far rivivere tutta la forza
drammatica della sceneggiatura modificandone quelle parti che si presentavano
con dei connotati troppo cinematografici, preservandone al tempo stesso
quell’intensità che dall’inizio ci
avvolge nel suo misterioso intreccio. Il
racconto rimane oscuro fino al suo sconvolgente epilogo dove i pezzi lacerati
di una vita si compongono in una serenità inaspettata e commovente: un
capovolgimento radicale di quello che sembrava un giallo.
Un delitto è stato commesso e ne viene
accusato un celebre scrittore, Onoff.
Ma, pur con la tipica atmosfera di un
thriller, Una pura formalità è un
viaggio alla scoperta di se stessi, di quella che è stata la propria vita.
“Gli
uomini sono eternamente condannati a dimenticare le cose sgradevoli della loro
vita; e più sono sgradevoli e prima si apprestano a dimenticarle”. Ecco
quello che scrive in uno dei suoi romanzi Onoff, che nella lunga notte di Una pura formalità cerca ansiosamente di
ricordare... ricordare... cosa?
Un altro uomo aiuta Onoff in questa
faticosa ricerca di un passato che si è voluto dimenticare: un inquietante Commissario
di polizia, un personaggio duro e ironico, comprensivo ma implacabile...
Non può non sovvenirmi il ricordo del
grande Dostoevskij e il rapporto tra Porfirij e Raskolnikov in Delitto e Castigo.
Tutto si svolge in una sperduta stazione di
Polizia. Ma lo è veramente? E dove si trova? E quelle strane persone al suo
interno, sono poliziotti? Cosa aspettano?
La storia fa nascere numerosi interrogativi
ed è pervasa di “misteriosi perché”. Il cinema ha le sue ricchezze espressive,
il teatro ne ha altre che sono sue proprie. E su un palcoscenico, nel nostro
caso, la parola assume un valore non solo di racconto ma anche di invito alla
fantasia e alle domande. Domande necessarie all’uomo per aiutarlo a cercare di
comprendere quel viaggio a volte stupendo e a volte terribile, ma sempre
affascinante che è la vita".
dal 27 marzo al 13
aprile 2014
Via Giosuè Borsi 20, 00197 – Roma
UNA PURA FORMALITÀ
dal film di GIUSEPPE TORNATORE
versione teatrale e regia GLAUCO
MAURI
e con
GLAUCO MAURI ROBERTO STURNO
Giuseppe Nitti, Amedeo D'Amico,
Paolo Benvenuto Vezzoso, Marco Fiore
scene
GIULIANO SPINELLI
costumi
IRENE MONTI
musiche
GERMANO MAZZOCCHETTI
produzione Compagnia Mauri Sturno
in collaborazione con la Fondazione Teatro della
Pergola
Biglietti:
Prezzi platea 25,00 euro
Galleria 20,00 euro
Info tel . 06 8073040
0 commenti:
Posta un commento